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Agorafobia: quando un terrorista abita la nostra mente

I giornali e i notiziari di tutto il mondo hanno salutato l’arrivo del nuovo anno con una notizia che ha dato una preoccupante e triste conferma: il terrorismo esiste, può colpire in qualsiasi momento e luogo, come la notte di capodanno. Con l’attacco del primo gennaio ad Istanbul, durante i festeggiamenti in un club, l’Isis ha falciato la vita di 47 persone e ha gettato nel panico l’intera città (www.repubblica.it). Questo è solo uno dei tanti episodi di terrore che si stanno susseguendo velocemente in questi ultimi mesi, in questi ultimi anni. Le notizie e le immagini diffuse dai media, come quelle che hanno documentato l’attentato terroristico dell’Isis a Nizza (www.ansa.it), raccontano quanto si possa essere impotenti e inermi di fronte a minacce che possono colpire in situazioni di vita quotidiana, minacce che destabilizzano, che sconvolgono la percezione di sicurezza nella propria città. Gli attentati terroristici, e in particolar misura quello di Nizza per la sua “spettacolare tragicità”, stanno restringendo la “zona confort” delle persone: il pericolo, il terrore può colpire chiunque.

Nell’immaginario collettivo alcuni eventi e ricorrenze, come alcuni luoghi, diventano sempre più pericolosi, diventano i possibili scenari della prossima strage. Sempre più persone, la cui mente è stata terrorizzata dal bombardamento mediatico, evitano di viaggiare, di visitare luoghi pubblici, di partecipare a manifestazioni per paura di essere coinvolti in attentati terroristici. Ogni piccolo rumore e situazione che si discosta dalla “normalità” può venire interpretato come un segnale d’allarme. Ciò è quello che è successo lo scorso 3 gennaio in un McDonald’s di Milano, quando i suoni emessi dal un compattatore dei rifiuti sono stati scambiati per colpi di pistola, generando il panico generale e il malore di una cliente (www.ilgiornale.it). La paura e la preoccupazione scatenate dal terrorismo si incarnano in nuovi sintomi collettivi e, nello stesso tempo, nutrono la sfera del malessere specifico individuale. Può essere questo il nesso tra quanto avviene a causa del terrorismo, dunque la paura che questo evoca, e l’agorafobia.

Nell’agorafobia il terrorista colonizza la nostra mente: la paura di un attacco esterno diviene paura di perdere l’orientamento, il controllo; diviene paura di un attacco dall’interno. La definizione clinica, infatti, è riassumibile in questi termini: l’agorafobia è il timore di trovarsi in luoghi dove, secondo il giudizio della stessa persona affetta da agorafobia, potrebbe avvenire un attacco di panico (www.stateofmind.it). Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) 5, classifica l’agorafobia come un disturbo d’ansia a sé stante, distinto dal disturbo da attacchi di panico. La persona agorafobica prova un’elevata paura e ansia in alcune situazioni specifiche: utilizzare mezzi pubblici (es. treni, autobus, aerei), essere in spazi aperti e ampi (es. piazze, supermercati, parcheggi), essere in spazi chiusi e di limitate dimensioni (es. piccoli negozi, cinema, teatri), essere immersi in una folla, essere fuori casa soli. Tutte queste situazioni generano ansia perché si teme di essere in trappola, si teme di non poter fuggire o di non poter ricevere aiuto, se dovessero emergere i sintomi di un attacco di panico o di altri malesseri. Soffrire di agorafobia significa anche provare una paura sproporzionata in relazione ai pericoli insiti nello stare fuori casa, una paura irrazionale così forte che l’evitamento sistematico delle situazioni sopraelencate rappresenta l’unica soluzione. In alcuni casi, l’ansia e lo stress è tale che i comportamenti di evitamento possano inficiare il funzionamento sociale e lavorativo della persona.

Nell’agorafobia, come negli altri disturbi d’ansia, il panico esperito non riguarda solo l’area emotiva, ma anche una dimensione fisica e cognitiva: il corpo esprime il proprio disagio attraverso palpitazioni, tremore, sudore, dolori; il pensiero è sopraffatto dalla paura di impazzire, di morire. Questa condizione di tilt, di blocco, è connessa al sentimento di perdita, perdita del controllo, perdita dei propri punti di riferimento, dell’altro, perdita di sé stessi. La metro, la piazza, la folla si tramutano in spazi pericolosi, forieri di insidie e pericoli, luoghi in cui ci si può perdere e morire.

Il groviglio di emozioni e sensazioni che sostanziano l’esperienza delle persone agorafobiche, tuttavia, può essere districato e sciolto attraverso percorsi di consulenza e psicoterapia. Un lavoro su sé stessi può aiutare a dare un significato al proprio “terrorista interno”, può aiutare a “conoscerlo” ed “affrontarlo”, ridimensionando anche l’eccessiva preoccupazione dei rischi reali, come quello di un attacco terroristico, insiti nella vita di tutti giorni.

Come procedere

Se senti di avere necessità di una Consulenza in ambito Individuale, piuttosto che di Coppia o Familiare, puoi fissare un appuntamento contattando i numeri 06 92599639 o 388 8242645, o puoi scrivere all’indirizzo e-mail info@massimocanu.it

In caso di impossibilità a poter raggiungere lo Studio, in Roma, potrai fare altrettanta richiesta per una prestazione On-Line, avvalendoti della piattaforma web appositamente realizzata. E’ intuitiva, rapida e sicura.

A conclusione di tale fase consulenziale, sia in Presenza che On-Line, sarà definito quanto emerso nel corso del lavoro e, eventualmente, saranno focalizzati gli obiettivi per l’avvio di una Psicoterapia, la quale potrà essere Individuale, di Coppia o Familiare.

Chiedere aiuto è un segno di forza e, soddisfare i tuoi bisogni psicologici, equivale a compiere il più importante atto d’amore che possa fare verso la tua persona, ancor prima che per coloro che condividono la loro vita con te.