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Nomofobia: ansia, disagio e dipendenza di chi non sa stare senza smartphone

La nomofobia si riferisce alla paura, all’ansia e al disagio di rimanere fuori dalla rete di comunicazione mobile. No-mo (no-mobile) più fobia (paura)

Cosa succede quando, improvvisamente, WhatsApp non funziona più? Cosa facciamo quando non abbiamo copertura di rete sul telefonino e non possiamo controllare messaggi e profili social? Il 22 gennaio è successo, di nuovo, per il popolare social di messaggistica istantanea: #whatsappdown.

Gli utenti di tutta Italia, tra le 19 e le 20, sono rimasti sconvolti dall’improvvisa interruzione del servizio di WhatsApp.

L’episodio e le reazioni che ne sono seguite riportano a un tema sempre più presente nei discorsi di psicologi, psichiatri e educatori: la sindrome da disconnessione esiste realmente!

La comunità scientifica definisce la sindrome da disconnessione con il termine “nomofobia”, adattamento dal termine inglese nomophobia, a sua volta composto da “nomo”, forma accorciata dell’espressione no mo(bile phone), e dal confisso-phobia (fobia, terrore).

La nomofobia si riferisce alla paura, all’ansia e al disagio di rimanere fuori dalla rete di comunicazione mobile. La paura di rimanere tagliati fuori dal contatto di rete mobile, in alcuni casi, può divenire così intensa e sproporzionata, da suscitare sintomi fisici simili a quelli che caratterizzano gli Attacchi di Panico: mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, battito cardiaco accelerato, dolore toracico, nausea.

 

Telefono, tablet o computer come elemento imprescindibile di quotidianità

Alcuni studi, condotti in Gran Bretagna, mostrano che più del 73% dei soggetti partecipanti mostra stati d’ansia quando rimane a corto di batteria o di credito telefonico, senza copertura di rete oppure senza il cellulare. Inoltre, è emerso che la nomofobia colpisce maggiormente gli uomini rispetto le donne e che gli adolescenti e i giovani adulti, in misura maggiore, corrono il rischio di sviluppare questa nuova forma di fobia.

Le persone nomofobiche, per prevenire e contrastare il “panico da disconnessione”, mettono in atto una serie di accorgimenti e comportamenti, come mantenere il credito sempre attivo, portare sempre con sé il caricabatterie o un cellulare d’emergenza, dare a familiari e amici sempre un numero di contatto alternativo.

Il proprio telefono, tablet o computer e, in generale, la possibilità di essere connessi, diventano un elemento imprescindibile della propria quotidianità. Le persone affette da nomofobia, infatti, non riescono a non monitorare ciò che succede sui propri profili social e sullo schermo del proprio smartphone. Non spegnere mai il proprio smartphone o controllarne i messaggi di notifica con una frequenza molto alta è un comportamento tipico di chi è nomofobico o a rischio di diventarlo. In alcuni casi, le persone nomofobiche possono anche sentire erroneamente il proprio cellulare squillare, o sentirsi in uno stato di continua allerta per l’arrivo di un messaggio oppure di una chiamata. Per questo comportamento è stato coniato anche un termine ad hoc: ringxiety, ovvero “ansia da squillo”.

Molti dei comportamenti citati, di per sé, non determinano la condizione di nomofobia, la quale può essere considerata tale quando l’assenza di rete si tramuta in vero e proprio panico e quando l’uso del cellulare, o di altri dispositivi di connessione, interferisce significativamente con le normali attività lavorative, familiari, sociali o di studio.

 

Nomofobia: un rischio di dipendenza paragonabile alla tossicodipendenza e alle dipendenze comportamentali

Nella persona con nomofobia, infatti, s’instaura la sensazione di perdersi qualcosa se non si controlla costantemente il cellulare. Su ciò si innesca il rischio di dipendenza, un meccanismo paragonabile a quelli della tossicodipendenza e delle dipendenze comportamentali.

Quando si entra nel circolo vizioso della nomofobia, si ha sempre bisogno di aumentare il tempo trascorso al telefono. Questa “sete da smartphone” innesca comportamenti disfunzionali, come sollecitare più volte gli interlocutori per ottenere una risposta, controllare costantemente i social network, anche durante le ore notturne, e portare lo smartphone in luoghi non appropriati.

Conoscere e individuare tempestivamente i segnali e i sintomi della nomofobia può essere decisivo per non cadere nella trappola del panico da disconnessione e, quindi, per non nascondere i propri conflitti e disagi in una vita esasperatamente mediata dal proprio smartphone.

Diversi studi, infatti, dimostrano che la nomofobia getta le proprie radici nei sentimenti di insicurezza e inadeguatezza sociale. Con tali premesse, lo smartphone e la vita virtuale, da strumenti si trasformano in una vera e propria corazza, che tende ad impoverire ulteriormente l’esistenza off-line.

 

Come procedere

Se senti di avere necessità di una Consulenza in ambito Individuale, piuttosto che di Coppia o Familiare, puoi fissare un appuntamento contattando i numeri 06 92599639 o 388 8242645, o puoi scrivere all’indirizzo e-mail info@massimocanu.it

In caso di impossibilità a poter raggiungere lo Studio, in Roma, potrai fare altrettanta richiesta per una prestazione On-Line, avvalendoti della piattaforma web appositamente realizzata. E’ intuitiva, rapida e sicura.

A conclusione di tale fase consulenziale, sia in Presenza che On-Line, sarà definito quanto emerso nel corso del lavoro e, eventualmente, saranno focalizzati gli obiettivi per l’avvio di una Psicoterapia, la quale potrà essere Individuale, di Coppia o Familiare.

Chiedere aiuto è un segno di forza e, soddisfare i tuoi bisogni psicologici, equivale a compiere il più importante atto d’amore che possa fare verso la tua persona, ancor prima che per coloro che condividono la loro vita con te.