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La storia di Giò: quando il disagio incontra le sostanze stupefacenti

Lavagna, 13 Febbraio, Giovanni perde la vita buttandosi dal balcone della propria abitazione dopo essere stato trovato in possesso di hashish. Il gesto è stato compiuto proprio durante la perquisizione della Guardia di Finanza, successiva ad un controllo eseguito, poche ore prima, fuori dal Liceo che frequentava il sedicenne. Gli agenti si sono attivati dopo la segnalazione della stessa madre di Giovanni, che ha cercato di porre un limite all’uso di cannabinoidi da parte del figlio (www.ilmessaggero.it). La storia, tristemente nota in Italia, è stata ed è oggetto di dichiarazioni, commenti, dibattiti: da questi sembra emergere soprattutto l’associazione “hashish – suicidio”, ma è bene fare un passo indietro e riflettere su tutte le variabili che possono intercorrere tra i due termini. Ritornando alla storia consumatasi a Lavagna sembra abbiano echeggiato diverse grida d’aiuto in un’escalation di dolore: Giovanni con l’uso di hashish, con un comportamento a rischio, la madre con la segnalazione in caserma e, infine, Giovanni con il suicidio, l’ultimo ed estremo atto della sua disobbedienza. Nel turbine mediatico scatenatosi in questi giorni, in realtà sono pochi gli elementi che possono fare comprendere le regole di quel sistema familiare, come pochi sono gli elementi per giungere a conclusioni e facili morali (www.wired.it). La storia ricorda, però, una già nota e pericolosa attrazione: quella degli adolescenti verso le sostanze stupefacenti e la rispettiva difficoltà di genitori e tutor a gestirla con i giusti strumenti.

Nello specifico, differenti ricerche nazionali sottolineano quanto hashish e marijuana siano diffuse e assunte con frequenza soprattutto da adolescenti e giovani adulti.

Un recente sondaggio dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, eseguito nel 2016 su oltre 7.000 adolescenti, di età compresa tra i 13 e i 19 anni, evidenzia che il 37% degli adolescenti fuma le “canne”, che il 17% lo fa in maniera sistematica, non solo circoscritto alle uscite del sabato sera, ma anche a casa. I consumatori per 23% sono maschi e per il 14% femmine. Dal sondaggio emergono anche alcune motivazioni: il 70% degli intervistati dichiara di aver iniziato per “curiosità”, il 23% per “lo sballo” e il 7% per rilassarsi (www.adolescienza.it).

Anche l’Osservatorio Nazionale sulla Salute dell’Infanzia e dell’Adolescenza, con un’indagine del 2015 su mille genitori di ragazzi tra 13 e 17 anni, segnala come “spinta” che porta ad alcol e droga la tendenza a sperimentare e la curiosità del proibito. Inoltre dall’inchiesta emerge che il rischio di dipendenza sembra essere associato, dagli stessi genitori, alla “difficoltà a comunicare all’interno della famiglia” (33,2%) e allo “scarso/assente controllo sui figli” (24,9%) (www.repubblica.it).

Ciò che emerge in modo preoccupante, da parte dei genitori, è la difficoltà a gestire i propri figli adolescenti nel momento in cui diventano più chiusi o oppositivi, ovvero quando la sperimentazione della sostanza lascia posto all’abitudine e alla dipendenza. A quel punto, la comunicazione e il contatto genitore/figlio, così complessa in adolescenza, può rompersi del tutto o può avvenire attraverso una serie di agiti e comportamenti provocatori sempre più a rischio.

L’utilizzo di sostanze stupefacenti, da parte dell’adolescente, è spesso connesso a un disagio esistenziale, profondo, che non riguarda solo la storia e la condizione personale del/la ragazzo/a, ma la ricerca (seppur disadattiva) dei propri limiti, dei propri confini identitari, nel tentativo di riuscire a dimostrare di essere in grado di disobbedire all’adulto, per sentire di esserlo a propria volta.

Ma l’incontro tra disagio adolescenziale e utilizzo di sostanze stupefacenti può essere foriero di gravi rischi per la salute psicofisica del/la ragazzo/a e aprire la strada alla dipendenza. “I ragazzi che a 15 anni consumano cannabis settimanalmente hanno una probabilità di passare alle sostanze “pesanti” 60 volte maggiore rispetto a chi non ne usa; a 25 anni la probabilità passa a 4 volte” (centroitalianoperlapsiche.it/psicologia-delle-tossicodipendenze).

Al di là delle conseguenze e dei rischi connessi, l’utilizzo di sostanze stupefacenti da parte di un adolescente può rappresentare un campanello dall’allarme per genitori ed educatori, un segno di sofferenza che non và sottovalutato, ma gestito attentamente con i giusti strumenti e con l’aiuto di professionisti.

Come procedere

Se senti di avere necessità di una Consulenza in ambito Individuale, piuttosto che di Coppia o Familiare, puoi fissare un appuntamento contattando i numeri 06 92599639 o 388 8242645, o puoi scrivere all’indirizzo e-mail info@massimocanu.it

In caso di impossibilità a poter raggiungere lo Studio, in Roma, potrai fare altrettanta richiesta per una prestazione On-Line, avvalendoti della piattaforma web appositamente realizzata. E’ intuitiva, rapida e sicura.

A conclusione di tale fase consulenziale, sia in Presenza che On-Line, sarà definito quanto emerso nel corso del lavoro e, eventualmente, saranno focalizzati gli obiettivi per l’avvio di una Psicoterapia, la quale potrà essere Individuale, di Coppia o Familiare.

Chiedere aiuto è un segno di forza e, soddisfare i tuoi bisogni psicologici, equivale a compiere il più importante atto d’amore che possa fare verso la tua persona, ancor prima che per coloro che condividono la loro vita con te.