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La depressione: tra stato d’animo e patologia

Quante volte ci sarà capitato di sospirare: “mi sento depresso/a”, o di sentire pronunciare la stessa frase da familiari, amici o conoscenti… Tutti noi, infatti, andiamo incontro a eventi e situazioni che suscitano sentimenti di tristezza, nostalgia o, in alcuni casi, come quando si affronta un lutto, stati di abbattimento e afflizione. Questi sentimenti e sensazioni, che spesso si incarnano anche sul piano fisico, fanno parte del nostro vocabolario emotivo, vocabolario che aiuta a esperire, comunicare e metabolizzare le esperienze messe in serbo dalla vita. Il sentimento del “sentirsi giù” vissuto di tanto in tanto, anche senza motivi apparenti, nel linguaggio comune è spesso nominato come “depressione” (www.amando.it). In riferimento a questo stato d’animo, l’utilizzo del termine “depressione”, in realtà, è improprio e confusivo, in quanto indica anche un disturbo di rilievo clinico, una malattia, in cui il sentimento del “sentirsi giù” è soltanto uno dei diversi sintomi che caratterizzano il quadro clinico.

Quando ci si riferisce alla patologia, la depressione non colpisce solo l’umore, ma anche il funzionamento fisiologico, la capacità di pensare, di decidere, di lavorare, di relazionarsi con gli altri, e ciò secondo una modalità che, purtroppo, non è più o meno transitorio come il “sentirsi giù”. È erroneo, dunque, pensare che una persona clinicamente depressa può cambiare il suo stato “sforzandosi” o, semplicemente, “distraendosi”. La depressione, infatti, è una malattia e, al pari dell’asma o dell’influenza, risulterebbe improponibile chiedere a qualcuno di guarire utilizzando semplicemente la propria volontà. Anche per i luoghi comuni che li contraddistinguono, i disturbi depressivi sono spesso invisibili, non riconosciuti, sottovalutati e, per questo, non adeguatamente affrontati.

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) definisce la depressione come una condizione caratterizzata, per almeno due settimane, dalla presenza di 5 o più sintomi, tra i seguenti: persistente umore depresso; mancanza o diminuzione di interesse per le normali attività quotidiane; perdita o aumento di peso in assenza di una dieta; diminuzione o aumento di appetito; insonnia o ipersonnia; agitazione o rallentamento psicomotorio; mancanza di energie; sentimenti di autosvalutazione e di colpa; scarsa capacità di concentrarsi; ricorrenti pensieri di morte o suicidio (www.dsm5.org). Secondo il DSM 5, questi sintomi compromettono e alterano il normale funzionamento della persona, che, afflitta da un significativo stato di sofferenza, non riesce più a lavorare, amare, dunque, sostanzialmente, a vivere come prima.

La depressione, in Italia, colpisce 2,6 milioni di persone e, nel mondo, oltre 350 milioni; ogni anno, inoltre, provoca 850.000 morti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), nel 2020 la depressione rappresenterà la seconda causa di disabilità lavorativa, anche perché la stretta correlazione tra perdita del lavoro, povertà e malattia è stata dimostrata scientificamente, con una crescita dello 0,79% del tasso di suicidi per ogni aumento dell’1% nel tasso di disoccupazione (www.inchieste.repubblica.it). L’OMS dichiara anche che sono in aumento le manifestazioni precoci e tardive della malattia, ovvero sempre con maggior frequenza la depressione ha il suo esordio nel corso dell’adolescenza o dopo i 50 anni. I disturbi dell’umore, dunque, rappresentano una vera e propria emergenza, da gestire anche a livello sociale e culturale, pure mediante apposite campagne di informazione e sensibilizzazione per la popolazione generale.

Le cause e i sentimenti che provoca la depressione non sono uguali per tutti. Diverse ricerche esplorative, infatti, dimostrano quanto possano essere profondamente differenti e personali le modalità con cui si può vivere la depressione (www.huffingtonpost.it). Questa patologia può incarnarsi in una sensazione di vuoto, in cui tutto perde significato, può assumere forma in una perenne agitazione in cui tutto diviene causa di allarme e preoccupazione, può presentarsi come uno schiacciante senso di colpa, un grande peso che inchioda a letto.

Qualsiasi sfumatura possa assumere la depressione accomunerà sempre le persone colpite per due elementi: un profondo stato di sofferenza e la possibilità di stare meglio, fino a raggiungere una nuova condizione di benessere. Il primo passo da fare è chiedere aiuto, riconoscere nella depressione una malattia da affrontare, con profonda motivazione, attraverso un idoneo supporto professionale che può essere inteso in termini psicoterapeutici e, ove le condizioni lo richiedessero, mediante l’idoneo supporto farmacologico in ambito psichiatrico.

Come procedere

Se senti di avere necessità di una Consulenza in ambito Individuale, piuttosto che di Coppia o Familiare, puoi fissare un appuntamento contattando i numeri 06 92599639 o 388 8242645, o puoi scrivere all’indirizzo e-mail info@massimocanu.it

In caso di impossibilità a poter raggiungere lo Studio, in Roma, potrai fare altrettanta richiesta per una prestazione On-Line, avvalendoti della piattaforma web appositamente realizzata. E’ intuitiva, rapida e sicura.

A conclusione di tale fase consulenziale, sia in Presenza che On-Line, sarà definito quanto emerso nel corso del lavoro e, eventualmente, saranno focalizzati gli obiettivi per l’avvio di una Psicoterapia, la quale potrà essere Individuale, di Coppia o Familiare.

Chiedere aiuto è un segno di forza e, soddisfare i tuoi bisogni psicologici, equivale a compiere il più importante atto d’amore che possa fare verso la tua persona, ancor prima che per coloro che condividono la loro vita con te.