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Bullismo Omofobico: L’Omofobia tra i banchi di scuola

Le vittime di bullismo omofobico sono più inclini ad avere problemi di rendimento scolastico, all’abbandono scolastico e ad avere comportamenti a rischio, persino al suicidio

Il 17 maggio ricorre la Giornata internazionale contro l’omofobia, data che, dal 2007, ricorda che ogni prepotenza e discriminazione contro le persone gay, lesbiche e bisessuali è da condannare. La giornata negli anni è divenuta anche occasione di manifestazioni, dibattiti, eventi che vogliono decostruire gli stereotipi socialmente condivisi verso le minoranze sessuali. Su di essi, e sulla scarsa conoscenza del mondo LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali), si poggia l’omofobia, ovvero il rifiuto verso chi non è eterosessuale.

L’omofobia può avere molte forme che vanno dal pregiudizio alla violenza agita, ma soprattutto ha molti contenitori. Uno dei più riscontrati, secondo le ricerche degli ultimi 20 anni, è proprio la scuola, luogo di formazione e crescita ma, soprattutto, di trasmissione di credenze e modelli culturali. Nel contesto scolastico l’omofobia prende forma soprattutto come bullismo omofobico, come violenza agita tra pari in modo intenzionale e reiterato nel tempo, in cui l’elemento che crea asimmetria relazionale è proprio l’orientamento non sessuale (reale o percepito) della presunta vittima.

Quello che emerge chiaramente dalla letteratura sull’argomento è che la dinamica di sopraffazione, propria del bullismo omofobico, è diretta non solo verso gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, ma anche verso eterosessuali che “escono fuori dagli schemi” (attraverso l’abbigliamento, gusti musicali, preferenze sportive), adolescenti che si stanno interrogando sulla propria identità sessuale o persone che hanno amici, familiari o genitori omosessuali.

 

Dalle derisioni a veri e propri atti di violenza

Il bullismo omofobico assume forme differenti: derisioni, insulti, prese in giro, scritte sui muri o esclusione dal gruppo di pari, fino ad arrivare a veri e propri atti di violenza. Secondo differenti ricerche europee ed extraeuropee, la forma più diffusa di bullismo omofobico è quella verbale: purtroppo, nelle classi e nei corridoi delle scuole, il linguaggio omofobico viene utilizzato da bambini e ragazzi ancor prima di essere compreso. Usare la parola gay o lesbica per definire qualcosa o qualcuno in modo negativo è tanto usuale che a studenti e insegnanti capita che non ne colgano la forza denigratoria e discriminante.

Essere derisi o etichettati negativamente per il proprio orientamento sessuale, o la propria mancata aderenza agli stereotipi di genere dominanti, può ledere la salute psicofisica della vittima anche in modo molto grave. In tal senso è necessario sottolineare che il bullismo omofobico colpisce una dimensione intima e nucleare della persona, quella attinente al Sé psicologico e sessuale. Ciò diviene ancora più grave se si considera l’età di interesse del fenomeno, ovvero l’adolescenza, in quanto delicatissimo tempo di crescita e formazione identitaria.

Diversi studi dimostrano che le vittime di bullismo omofobico sono più inclini ad avere problemi di rendimento scolastico, tendono ad abbandonare la scuola, attuano in maggior misura comportamenti a rischio, sviluppano disturbi d’ansia, depressione, ideazione suicidaria e, infine, suicidio.

Le vittime di bullismo omofobico, rispetto a quelle di bullismo tradizionale, sono più a rischio di sviluppare i sintomi sovra enunciati, in quanto possono incontrare particolari difficoltà a chiedere aiuto agli adulti (temono di richiamare l’attenzione sulla propria sessualità, con i relativi vissuti di ansia e vergogna, e il timore di deludere le aspettative dei genitori). Inoltre, gli stessi insegnanti e genitori possono avere pregiudizi omofobi, da cui svariate conseguenze che vanno dal sottostimare o negare gli episodi di violenza omofobica ad atteggiamenti poco accoglienti e distanzianti verso le vittime.

 

Bullismo omofobico in Italia: una scarsa percezione del fenomeno

È in tal senso che il bullismo omofobico è un fenomeno ancora troppo scarsamente riconosciuto e contrastato soprattutto sul territorio italiano. La scarsa conoscenza di questa forma di bullismo e la difficoltà di educatori, insegnanti e genitori, di discutere ed affrontare tematiche riguardanti l’identità e l’orientamento sessuale, rinforza l’errata e condivisa percezione che nelle scuole non ci sia omofobia, o che questa colpisca pochi studenti. Il bullismo omofobico, invece, va indagato, compreso e contrastato; ciò rientra nel dovere delle istituzioni scolastiche che, a tutti gli studenti, dovrebbero garantire un ambiente di crescita sano ed inclusivo.

 

Come procedere

Se senti di avere necessità di una Consulenza in ambito Individuale, piuttosto che di Coppia o Familiare, puoi fissare un appuntamento contattando i numeri 06 92599639 o 388 8242645, o puoi scrivere all’indirizzo e-mail info@massimocanu.it

In caso di impossibilità a poter raggiungere lo Studio, in Roma, potrai fare altrettanta richiesta per una prestazione On-Line, avvalendoti della piattaforma web appositamente realizzata. E’ intuitiva, rapida e sicura.

A conclusione di tale fase consulenziale, sia in Presenza che On-Line, sarà definito quanto emerso nel corso del lavoro e, eventualmente, saranno focalizzati gli obiettivi per l’avvio di una Psicoterapia, la quale potrà essere Individuale, di Coppia o Familiare.

Chiedere aiuto è un segno di forza e, soddisfare i tuoi bisogni psicologici, equivale a compiere il più importante atto d’amore che possa fare verso la tua persona, ancor prima che per coloro che condividono la loro vita con te.